Nuovo Codice Appalti e parità di genere: l’allarme di Anac

È critico il giudizio del Presidente dell’ANAC, Giuseppe Busia, sull’attenzione del nuovo Codice dei Contratti rispetto alla parità di genere, evidenziando il rischio di passi indietro rispetto a quanto fatto finora per il codice vigente, per rispettare i parametri richiesti dal PNRR.

Appalti pubblici e occupazione femminile: il parere di ANAC sul nuovo Codice

“Sulle quote rosa, non possiamo permetterci che il nuovo Codice Appalti faccia passi indietro”. Secondo Busia, rispetto al Codice attuale, che ha fatto proprio l’indirizzo del Pnrr sull’incremento dell’occupazione femminile, nel nuovo Codice questa spinta sembra venir meno. “Si parla di parità di genere in termini generici, ma non si fissano soglie, né traguardi puntuali. Il testo che uscirà dal Consiglio dei ministri non può restare questo, altrimenti sarebbe un tradire le aspettative delle donne e del Paese intero”.

Sul punto, il presidente dell’Autorità Anticorruzione ricorda che il Codice aveva introdotto una rotta precisa, garantendo una quota pari al 30% di occupazione femminile e giovanile attraverso i nuovi contratti pubblici del Pnrr. Indicazioni e obiettivi precisi che possono essere comunque derogati dalle stazioni appaltanti, cosa fatta abitualmente e fin troppo.

Adesso, invece, nella bozza di nuovo Codice Appalti in circolazione il principio previsto dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza sembra venire meno. “Se così fosse, sarebbe una perdita della competitività del Paese, che richiede una più cospicua presenza di donne nel mondo del lavoro, e un freno alla missione stabilita dal Pnrr per l’Italia, e la sua crescita strutturale”.

Continua Busia, specificando che, al di là del PNRR, la prescrizione della presenza femminile e giovanile deve essere un obiettivo da raggiungere per tutti gli appalti. “Per accompagnare questa trasformazione del Paese nello spirito nel Pnrr, il Codice aveva introdotto delle deroghe giuste, che forse sono state utilizzate anche in maniera esagerata, e su cui noi stiamo vigilando. Si trattava, quindi, già di un’introduzione graduale, per evitare di gravare eccessivamente sulle imprese”. Fermo restando che le quote rosa e di occupazione giovanile, secondo Busia, devono diventare cultura generale del Paese. “Il Pnrr non è una parentesi nel modo di operare dell’Italia. Con più donne al lavoro, ne traggono beneficio le stazioni appaltanti, le imprese, la società intera. Non possiamo permetterci ora di tornare indietro”.

 

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