L’affidamento diretto è un atto unilaterale di una pubblica amministrazione che decide di affidare a un’impresa un lavoro, un servizio o una fornitura pubblica senza dover fare alcuna gara e senza doverne verificare prima la convenienza nell’ambito del mercato.

L’affidamento diretto fino al 2019 non poteva superare la soglia di € 40.000,00, adesso, in nome della semplificazione e della velocità di spesa pubblica, sono state innalzate le soglie dell’affidamento diretto fino a € 150.000,00.

Ma quali possono essere i rischi di alzare la soglia degli affidamenti diretti?

  • Minus concorrenziale: si preclude all’amministrazione pubblica la possibilità di rendere più efficiente il bene o servizio appaltato e agli operatori economici la possibilità di dimostrare la loro maggiore competitività sia professionale che economica.
  • Qualità: l’acquisto avviene senza alcuna preventiva verifica sull’idonea qualificazione dell’impresa affidataria in relazione alla complessità dell’incarico affidato e sulla conformità del bene o servizio offerto rispetto alle specifiche necessità ed esigenze della pubblica amministrazione.
  • Costi: una procedura senza gara spesso comporta anche l’aumento dei costi, non essendoci una base d’asta che permetta di scegliere tra più opzioni.
  • Incompatibilità con il diritto comunitario e interno: l’istituto dell’affidamento diretto non garantisce il rispetto del principio di libera concorrenza (principio sostenuto sia dalle direttive comunitarie che dal Codice dei Contratti Pubblici) e pertanto dovrebbe restare limitato a casi particolari e di importi ridotti.
  • Legalità: secondo un’indagine effettuata dall’Autorità Nazionale Anticorruzione, gli affidamenti diretti sono quelli a più alto rischio di corruzione nella Pubblica Amministrazione.
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